venerdì 7 febbraio 2014

Il colore della luce.

 Premetto.
Riprendo pezzi di storie scritte secoli fà,li riappiccico,gli dò una sistemata,poi,vedo se a 230-250 pagine mi sono stufato.
E lo pubblico come e-book,ci provo.


                                                                                1

Non la presi bene.
Lessi la lettera che mi avevano spedito quelli del concorso di Venezia,quelli a cui avevo dato parecchi soldi sperando inutilmente in qualche risultato decente.
Invece fu il contrario,di 100 finalisti nemmeno l'ombra del mio cognome,niente.
Lessi la lettera decine di volte,nella tabella dei selezionati non vi era nemmeno l'ombra di un certo Stratt.Sulla tabella non c'era niente che potesse riferirsi a me.Niente come l'elettorato del paese,niente come il vento che passa sotto i ponti , niente come i discorsi dei programmi che davano in Tv.
La stracciai,l'urto di nervi era incombente.Presi a battere le ciglia, mi venne sete ,feci in tempo ad andare in cucina ad aprire il frigorifero e a scolarmi una bottiglia di latte.La bevvi cosi energicamente che ,nella frenesia, cominciò a colarmi dai lati della bocca ,a gocciolare sulla canottiera,a bagnare il pavimento. La finii,la accartocciai e la gettai nel lavandino urlando "vaffanculo!".
Non era stata una grande mattinata.A dire il vero,non era nemmeno un grande periodo.Forse,l'anno era iniziato prioprio male.
Diedi una pulita con uno straccio,squillò il telefono,quello che stava su un vecchio decrepito sgabello,in quella specie di salotto.Un salotto con la carta da parati giallognola e stracciata.
Andai a rispondere.
"Pronto"
"Il signor Stratt ?" , chiese una voce di donna
"Forse,chi lo desidera?" risposi
"Sono la segretaria della signora Albersen, per la mostra presso la nostra sede.. "
"Mi dispiace" la interruppi " non ricordo nessuna signora Albersen , e nemmeno la vostra sede "
"Ma è la mostra per i rifugiati nordafric.."
Riappesi.
Non volevo sentire nessuno,non mi interessavano le mostre sui rifugiati.Tutti siamo dei rifugiati,ci rifugiamo sempre da qualcosa.Se piove,il governo è un ladro e noi ci rifugiamo dalle tasse.Se fa bel tempo,comunque ti rifugi dalle tasse e comunque il governo è ladro.E questo è un banale esempio.
E poi la signora Albersen era noiosa e avida,ci avevo parlato settimane fà.
Gli avidi non li avevo mai sopportati.
- forse la scultura allevierà il dolore - pensai

                                                                                  2

Andai nel magazzino,o come lo chiamano gli esperti "la gipsoteca". Tra pezzi di creta secca e sculture andate in frantumi riuscii a reperire un pò di argilla ancora umida,buona. Era morbida come le cosce della barista che non proprio tutte le mattine mi prepara il cappuccino. Anche se non gli avevo mai messo le mani addosso,avevo sempre immaginato che avesse un paio di cosce incredibilmente morbide,da affondarci le mani,da remare e remare come in un mare tempestoso.
Presi l'argilla e la piazzai sul tavolo dove creavo i miei mostri.
Cominciai dalla base , la feci tozza e larga. tirai un paio di schiaffi a sinistra per dargli una forma bizzarra.
Stavo per menare un destro quando risquillò il telefono in salotto.
Mi fermai a contemplare quel fantastico fastidiosissimo suono.Un minuto.Due minuti.Mi alzai e andai a  rispondere.
"Signorina oggi non è giornata " dissi
"Sono la signora Albersen" disse lei
"Signora Albersen oggi sono molto stanco,davvero, vorrei.."
Mi interruppe "senta signor Strass,lei mi ha confermato la presenza per la mostra sui rifugiati nordafricani"
"Mi chiamo Stratt,non Strass"
"Signor Stratt lei ancora mi deve ,tra l'altro, i soldi per la mostra dell'anno scorso,sela ricorda?"
"Le avevo fatto un assegno per quella"
"Quell'assegno mi è stato rifiutato dalla banca tre volte"
"Non si preoccupi,sistemeremo la pratica dell'assegno"
"Oltre a quello c'è un problema"
"Che problema? Le ho fatto qualche altro assegno?"
"No,il problema è che la mostra inizierà alle 6 e sono le 5 e 15"
"E allora?"
"E allora la stanno aspettando,perchè la mostra è oggi signor Strass"
- occristo- pensai -pure in ritardo coi nordafricani rifugiati-
"Vabene,ero pronto,sono già vestito,arriverò li per le.."
Mi interruppe di nuovo "faccia in fretta,i critici saranno qui tra una ventina di minuti"
E attaccò.
In un lampo attraversai il salotto,passai il corridoio poi nella camera da letto,il tutto coreografato da ingenti bestemmie.
Diedi uno sguardo veloce nell'armadio. Il frak era orrido,con un pantalone bucato.Lo smoking dava l'aria da agente segreto.
Indossai lo smoking.Avevo sempre sognato di fare l'agente segreto.Ma ero Vincenzo Stratt,per il fisco americano Vincent Stratt e per gli amici Vik,il più grande artista mai compreso nella storia.
Uscii,andai alla macchina,una FORD azzurra del 76',un pò ammaccata,un pò sverniciata,ma viva.
Il posto dove vivevo non era il massimo,legnose villette a schiera vecchie e scolorite col giardino disfatto davanti,senza recinzione,con i marciapiedi segati e segnati dalle gomme della mia macchina.
Girai la chiave,la feci partire,accesi la radio e infine sgommai un pò lasciando il nervoso per strada.






                                                                               


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